Religione in Unione Sovietica

Iosif Stalin, che durante tutto il proprio governo combatté la religione in Unione Sovietica

L'Unione Sovietica fu il primo stato ad avere come obiettivo ideologico l'eliminazione totale della religione e la sua sostituzione con l'ateismo universale. Dopo la rivoluzione d'ottobre il regime comunista iniziò a confiscare i beni religiosi delle varie chiese presenti in Russia, in particolar modo della Chiesa ortodossa. Successivamente iniziò a perseguitare i credenti e iniziò a propagandare nelle scuole l'ateismo e le varie scienze per dare agli studenti una visione materialista e scientifica del mondo. Molte chiese, moschee e sinagoghe vennero distrutte o adibite ad altri usi come uffici statali, scuole, ospedali e magazzini, mentre molti monasteri furono chiusi o convertiti a campi di prigionia, di cui il più famoso è il Monastero di Solovki, sulle isole Soloveckie, divenuto il gulag Solovki. Molti membri del clero furono imprigionati per attività anti-governative.

La distruzione della Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, nel 1931.

Secondo alcuni storici la persecuzione si attenuò dopo il 1941 durante la seconda guerra mondiale, periodo in cui, secondo tali storici, il governo di Stalin volle creare una parvenza di pace con la chiesa per utilizzarla come parte dei suoi programmi, allo scopo di ispirare nei cittadini sentimenti patriottici per combattere il nemico tedesco. Sempre secondo tali stime le chiese salirono da 100 nel 1941 a 25.000 nel 1945 e i membri del clero salirono dal 1941 al 1945 da poche centinaia a 33.000. Altri invece affermano che durante la guerra la persecuzione si intensificò e divennero fuori legge diverse attività religiose. In ogni modo, se la persecuzione si attenuò, ciò avvenne soltanto di fatto perché il governo continuò a dichiararsi ateo, a censurare la stampa religiosa e a proibire le processioni. Risulta comunque più probabile che la campagna antireligiosa non si attenuò, sia perché ciò sarebbe andato contro i principi dello Stato troppo apertamente, sia perché la maggior parte della popolazione era atea (almeno il 70%, anche se fonti governative fanno salire la percentuale a oltre il 90%).

Copertina del 1929 di una rivista che mostra dei lavoratori muscolosi che fanno cadere Gesù

Secondo alcune fonti, in seguito il governo sovietico cercò di tenere la chiesa sotto controllo nominando preti i suoi uomini più fedeli, e, secondo quanto asserito, si arrivò al punto in cui le cariche principali furono ricoperte da ufficiali del KGB. Ad esempio, secondo alcune fonti come il controverso dossier Mitrokhin, il patriarca Alessio II fu reclutato dal KGB nel 1958 con il nome in codice di Drozdov.

Secondo diverse fonti il KGB perseguitò diversi altri gruppi religiosi. Tra questi il gruppo più religioso era la Chiesa Cattolica Ucraina (allora Chiesa Cattolica Greca dell'Ucraina) che contava, secondo dati ufficiosi, 4 milioni di fedeli. Secondo alcune fonti, 8 dei 10 vescovi e migliaia di sacerdoti morirono nei Gulag della Siberia per la loro fede. Un altro bersaglio del KGB erano le chiese protestanti non registrate, che negli anni 50 contavano 100.000 membri. Tra questi c'erano 20.000 Testimoni di Geova che, essendo estremamente attivi nel proselitismo, negli anni '60 furono tra le comunità più aspramente perseguitata nell'Unione Sovietica.

Tessera della Lega degli atei militanti. All'inizio del 1941, aveva circa 3,5 milioni di membri di 100 nazionalità e oltre 96.000 uffici sparsi in tutto il paese.

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